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L’autunno caldo ha mandato in crisi le vendite natalizie

Siamo alla vigilia, ultimo giorno di attesa prima della di Natale, e degli ultimi acquisti per il pranzo collettivo e per i regali... Secondo i dati delle associazioni dei commercianti il secondo aspetto di questa festività, quello laico, caratterizzato dalla corsa agli acquisti, è fortemente in crisi. I dati che sono stati comunicati e che sono relativi a tutto il mese di dicembre, hanno evidenziato un calo verticale delle vendite: circa il 30 %. Anche quelle degli ultimi giorni, che si sperava avrebbero salvato dal crollo, hanno registrato dati negativi. Due sono le cause indicate: la prima, la più generale, è la crisi generale che attanaglia la Città; la seconda è relativa alla incertezza provocata dagli attentati, avvenuti anche in Città, ai numerosi scioperi e manifestazioni sindacali, spesso violente, che hanno impaurito molte persone e tenuto molte famiglie lontano dai negozi e che hanno anche alleggerito le buste paga dei lavoratori. Questo fine anno, è stato ribadito con forza, sarà ricordato come uno dei peggiori della storia recente del commercio. Il crollo maggiore si è registrato nei settori dell’abbigliamento (meno 50%), delle calzature e degli articoli di regalo; hanno resistito i giocattoli e le specialità alimentari legate ai pranzi natalizi. Complessivamente il confronto con le vendite degli anni precedenti è veramente impietoso: quelli erano anni da boom, anni buoni per tutti, venditori e acquirenti. Le associazioni fanno presente, però, che se si guarda alle vendite di tutto l’anno la riduzione risulta essere più contenuta: il crollo si è fatto acuto alla fine dell’anno. I commercianti hanno fatto anche osservazioni di carattere storico-gastronomico in relazione alla merce venduta: da anni, alcune tradizioni stanno definitivamente tramontando, in particolare la “la polenta con cappone” un piatto tradizionale del pranzo natalizi bergamasca che quest’anno non ha trovato riscontri nei consumatori. Però, quasi in controtendenza con l’l’affievolirsi di queste tradizioni si consolidata una cucina innovativa (o ritenuta tale) che ha incentivato la vendita di prodotti che, sino a pochi anni fa, erano quasi sconosciuti.