Sereno Locatelli - Milesi, poeta, scrittore dialettale e profondo conoscitore della storia e della cultura bergamasca, ha pubblicato uno studio con il quale presenta la “ Maschera di Gioppino” in una luce nuova ... Le interpretazioni del personaggio che il testo propone vanno decisamente controcorrente rispetto a quelle tradizionali, che spesso sono anche offensive e denigratorie. Secondo Locatelli – Milesi i caratteri somatici che tradizionalmente vengono pubblicizzati, cioè il viso rotondo dal colorito acceso, gli occhi vivaci, le labbra quasi dischiuse in un sorriso permanente e lo stesso vestito indossato, rispecchiano abbastanza fedelmente un tipo di bergamasco di campagna, grossolano e superficiale, ma più immaginario che reale. Questa rappresentazione, che poi è rimasta sempre tale, pare risalire ad un pittore di Caravaggio, Francesco Prata, vissuto tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento. Prata era un uomo che notoriamente non amava i propri conterranei: così esasperò e falsò il tipo umano anche adornandone la gola con i “ tre gozzi”, una aggiunta somatica, una appendice, che voleva essere offensiva e che da allora rende tipica ed inconfondibile la maschera. Lo studio di Locatelli Milesi, per riabilitare Gioppino, propone due considerazioni critiche su questo aspetto “abnorme ed offensivo”- i gozzi, appunto - : la prima, di carattere medico, è che queste “protuberanze”, quando anche si possano veramente riscontrare nella realtà umana bergamasca, risultano essere solo dei casi eccezionali e possono essere una conseguenza della pellagra, una patologia molto diffusa nella nostra terra, legata ad una alimentazione inadatta, e che colpiva prevalentemente le persone più povere, in particolare i contadini; la seconda è di carattere statistico: da recenti analisi dei dati pubblicati dalle commissioni mediche militari, il numero dei giovani bergamaschi ”gozzuti“ risulta molto basso, quasi trascurabile, rispetto a quello dei giovani di altre regioni. Se in alcune aree delle nostre valli si riscontra ancora la presenza di limitati casi di “gozzo”, questi nulla hanno a che fare con il classico tipo del gozzuto - cretino, tanto in voga e che, spesso, vanno oltre la maschera per investire l’immagine del popolo del quale la maschera sarebbe un emblema fedele: in conclusione, Locatelli Milesi esprime una critica scientificamente fondata a queste interpretazioni esagerate, false ed offensive per tutti i bergamaschi, e che il personaggio di Gioppino esprime spesso una “ spiritualità ed una moralità” che, quella sì, risulta essere molto diffusa nella società bergamasca, ma, che purtroppo, normalmente o non viene presa in adeguata considerazione o, peggio, viene rimossa.